Retail 2025 User interface

Nella mia vita lavorativa mi sono trovato tantissime volte ad affrontare il problema di creare o progettare interfacce utente. Esistono diverse scuole di pensiero, ognuna con i suoi valori e le sue zone grigie. Ma non è quello di cui vorrei parlare in queste poche righe.

Sono da sempre molto curioso, temo per deformazione professionale, nel cogliere come i registi immaginino e ci mostrino nei loro film l’interazione utente-computer. Cercherò di non spoilerare troppo sui film che citerò di seguito, in modo che vi venga voglia di vederli o rivederli.

Partiamo dal primo film Minority Report del 2002, diretto da Steven Spielperg. L’anno in cui si svolge il film è il 2054 e la location è Washington. La trama è abbastanza intricata ed intrigante e sempre per non dire troppo, dirò il giusto. Grazie all’aiuto di tre “mutanti” con poteri di predizione del futuro è possibile bloccare gli omicidi prima che questi accadano. Vengono, perciò, punite le intenzioni di compiere il crimine e non il crimine stesso (pensate se venisse applicato in Italia!). Ma veniamo al nocciolo. Le immagini dei potenziali crimini vengono estratte dai mutanti e proiettate su uno schermo trasparente e multi-touch. Il protagonista del film John Anderton, interpretato da Tom Cruise, interagisce con il sistema usando il movimento delle mani e delle braccia. Per dirla in maniera pomposa “una gesture based user interface”. Bellissimo, ma leggermente scomodo a mio modesto parere. Piccolo quesito: quale grande company ha sfruttato il movimento dell’utente come strumento per interagire con il sistema?

 

Il Secondo film, è Blade Runner del 1982, diretto da Ridley Scott. Il film è ambientato in una inquinatissima e piovosa Los Angeles dell’anno 2019 (e sì proprio l’anno in corso). Il film racconta le vicissitudini di un gruppo di replicanti, che scappano da una colonia extra-terrestre e si nascondono, appunto, a Los Angeles. Rick Deckard (Harrison Ford), ex Blade Runner, ossia ex agente speciale, ha il compito di catturarli ed eliminarli. In una fase della sua missione il buon Rick recupera dall’appartamento di un replicante delle foto. Ed è in questa fase, che il regista Ridley Scott, immagina quale possa essere una possibile interazione uomo macchina del futuro. Harrison Ford è seduto su una comoda poltrona, con un bicchiere di whisky nella mano destra. Infila la foto nello scanner del pc e questa viene visualizzata a tutto schermo con sovrapposta una griglia, tipo quella di battaglia navale. Harrison chiede al sistema, con la propria voce, di spostarsi a destra e sinistra, o di ingrandire una possibile area della griglia. Questo fino ad arrivare ad avere il dettaglio che gli interessa, e poi? Beh, la stampa. Questa seconda interazione uomo-macchina è molto meno scenografica, ma, secondo me, molto più user friendly di quella di Minority Report. Soprattutto poiché, avendo le mani libere, l’utente si può bere in santa pace il suo liquorino.

 

Ultimo film di questa brevissima carrellata è un classico dei classici, 2001 Odissea nello spazio. Il film è stato, sia scritto che diretto, da Stanley Kubrik nell’ormai lontano 1968 (pensate che io non ero ancora nato). È ritenuto un’opera di “rilevante significato estetico, culturale e storico” e per questo fa parte della lista dei film preservati nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Il film è diviso in tre parti, ma quella su cui mi voglio concentrare è la terza parte del film, ossia il viaggio verso Giove sulla Discovery One da parte di cinque astronauti, di cui tre ibernati. A governare e sovraintendere tutte le funzioni della Discovery troviamo Hal, anzi il supercomputer HAL 9000. I computer della serie 9000 hanno il pregio di non commettere errori e di non nascondere nulla agli esseri umani. Insomma Hal è il classico computer da film di fantascienza, ossia dotato di intelligenza artificiale, che lo rende molto simile, però, alle debolezze e ai dubbi di noi poveri esseri umani. Anche per questo film mi fermo qui nel raccontare la trama. Vediamo invece come Hal interagisce con l’equipaggio. Hal ha un occhio, che gli consente di vedere come un essere umano, capisce i comandi vocali, addirittura leggendo i soli movimenti delle labbra quando non riesce ad udire la voce. Prende molte, forse troppe, decisioni nella più assoluta e solitaria autonomia. Inquietante! In questo caso l’interazione uomo macchina è solo tramite la voce e l’interfaccia utente tradizionale (pulsantoni e monitoroni) non esiste proprio. Hal riceve degli input dall’utente solo tramite comandi vocali e li elabora secondo la propria logica.

 

In conclusione cosa possiamo dire che:

  1. i grandi registi/scrittori hanno delle doti immaginifiche incredibili e possono rappresentare il futuro assecondando l’estro della fantasia;
  2. solitamente ambientano i loro film ad una cinquantina di anni rispetto alla data di uscita. Questo rende credibile allo spettatore qualsiasi racconto sulla tecnologia futura;
  3. sono dei grandissimi anticipatori delle tecnologie a venire:
    • gli schermi multi touch sono ormai nelle nostre tasche (pensate a cosa fate sul vostro smartphone per ingrandire una foto);
    • la Nintendo Wii intercetta il movimento dei giocatori e lo traduce in comandi. Una rivoluzione nel mondo dei videogame,
    • utilizzzare la voce per interloquire con i sistemi. Ormai parliamo più con Alexa, Google, Siri che con le nostre mogli!

E noi di Di.Tech come ripensiamo l’interfacce utente con queste nuove tecnologie?

Stiamo riprogettando il modo di interagire dell’utente con le nostre soluzioni. È importante oggi garantire all’utente l’utilizzo di device differenti e in mobilità rispetto alle modalità desktop tradizionali. Le interfacce devono essere, quindi, studiate in base al device che l’utente adotta per svolgere l’attività.

Le novità, prossime e future, che introdurremo e che semplificheranno i processi retail saranno il touch screen, la voce, la realtà aumentata e l’intelligenza artificiale per organizzare e predisporre le informazioni e le funzioni in base all’utilizzo dell’utente.

8 Commenti a “Interfacce utente: una visione cinematografica”

  1. Simona Sabatini
    Vendite PAC2000A

    Ciao Gaetano! Mi sorprendi! o forse no pensandoci, il tuo estro e la tua professione trovano la giusta risposta nell’articolo.
    Complimenti la lettura è piacevole e l’argomento è davvero interessante, ottimo spunto di riflessione… migliorare l’interazione con le macchine o allontanarsi quanto più possibile dalla tecnologia ? :))
    Grazie per avermi coinvolto, ti auguro due lunghe carriere in dimensioni parallele…

    • Gaetano Scollato
      Software Architect DiTech

      Ciao Simona,
      grazie per le bellissime parole.
      Cerco sempre di assorbire, elaborare gli stimoli che arrivano dall’esterno, siano film, libri o persone, che come per esempio nel tuo caso, mi hanno dato una propria visione, sia lavorativa che non.
      Mi impegno, comunque, a coinvolgerti sempre, in qualunque dimensione parallela io venga risucchiato.

  2. Cinzia Ridolfo
    Sistemi Informativi - Rete Conad Sicilia

    Complimenti Gaetano!
    la tua analisi sembra orientare gli sviluppi verso la progettazione di nuove interfacce mente-macchina e non più uomo-macchina. Anzi! Si potrebbe quasi pensare di poter fare a meno di una vera e propria interfaccia (lo schermo per esempio) se la comunicazione con i vari device avviene tramite conversazioni alla pari..
    “I micro-bot possono fare di tutto, l’unico limite è l’immaginazione!” (cit. Big Hero 6)

    • Gaetano Scollato
      Software Architect DiTech

      Grazie Cinzia,
      l’idea di fondo è quella che hai intravisto.
      Vorremmo arrivarci un passo dopo l’altro. Stiamo ragionando su come rendere semplice la vita agli utenti, in modo che questi si concentrino sul lavoro qualitativo e non sul lavoro ripetitivo, che può essere fatto da una macchina.
      E comunque Big Hero 6 è uno dei miei film di animazione preferiti 🙂

  3. Maurizio Costa
    Sales Manager Italy Scandit AG

    Finalmente un blog scritto senza troppi ‘vocaboli’ business!!!
    Interessante sintesi anche se sottolineo un dettaglio in merito alla tecnologia vocale. Con le mogli, causa nostra limitata capacità elaborativa, la trasmissione è sempre a senso unico dove noi siamo i riceventi.

    L’interazione con l’utente è a mio avviso la vera evoluzione che ha contraddistinto gli ultimi trent’anni. Siamo passati dalla tastiera con comandi elementari ad uso di pochi, pochissimi utenti se pensiamo al bacino complessivo di utenti attuale, ad un touch screnn che riconosce le gesture.
    Questo ha aperto un mondo, anzi IL mondo a tutti. Grazie Steve Jobs!

    La nostra azienda stà lavorando in quella direzione, ovvero permettere una interazione con l’utente ancora più semplice, grazie alla Computer Vision (ovvero il riconoscimento di elementi quali barcode e oggetti direttamente nell’immagine inquadrata dalla camera) per far sì che gli utenti possano fare le cose che fanno oggi in modo più semplice, intuitivo e veloce, slegandosi dalla necessità di avere devices dedicati.
    Vedremo i prossimi passi dell’evoluzione dove ci porterà!

    • Gaetano Scollato
      Software Architect DiTech

      Grazie Maurizio,
      concordo pienamente con la tua analisi sulla tecnologia vocale nell’interazione moglie-marito 🙂
      In merito alla semplicità di utilizzo dell’interazione utente-macchina ne sono un accanito sostenitore ed un fautore.
      Questo si realizza, a mio avviso, mixando tecnologie (voce, realtà aumentata) e con un ascolto, paziente ed attento, dei bisogni dei nostri utenti.

  4. Luca Giulietti
    Vendite PAC2000A

    Grande Gaetano,
    per restare in tema cinematografico in un ambito a me caro,
    hai scritto un prequel che prelude a sviluppi che ci immaginiamo “arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima”.
    (cit. Star Trek).
    Complimenti !!
    E’ ora di ripensare il quotidiano alla luce delle nuove possibilità, sia tecnologiche che di user experience.

    • Gaetano Scollato
      Software Architect DiTech

      Grazie mille Luca.
      L’obiettivo è proprio quello che hai indicato: costruire qualcosa di nuovo con gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione.
      Rilancio anch’io con una citazione: “Verso l’infinito ed oltre” (Toy Story 1)

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